Sono nato nel 1986, ho avuto il primo 386 come regalo di compleanno nel 1993, che sarebbe stato sostituito da un Pentium 233 Mhz nel 1998. Nel 2011 ho deciso di passare a Mac e così ho fatto.

Inutile dirvi che per uno che ha vissuto a casa di Zio Bill per più di 15 anni decidere di andare a prendere una mela è stato più faticoso che per Adamo. Eppure le voci che me-la consigliavano erano davvero tante. E’ anche vero che le guerre civili digitali tra “Jobbers” e “Gaters” (e per qualche momento anche “Torvalders”) mi indisponevano non poco in quel percorso che mi avrebbe portato a lasciare la strada vecchia per quella nuova.

E’ passato un anno e posso cominciare a trarre qualche conclusione. Sono passato da un Sony Vaio ad un Macbook Pro 13″ e dopo i primi 40 minuti dove riuscivo soltanto a contemplare la magneficenza di ogni pixel ho ricevuto il primo montante. Il CTRL+C sul Mac era CMD+C; per l’utente che non sa di cosa parlo non è un problema ma per uno che ha schiacciato più tasti che zanzare è come sentirsi Davide che combatte Golia con un cucchiaino.

Ci si passa sopra ma la frustrazione resta.

Inoltre il mio fido PHP Designer mi ha lasciato un vuoto incolmabile, vuoto che nessuno dei vari Espresso, Coda 2, TextMate, Sublime Text, Chocolat ha colmato. Certo è che utilizzare giornalmente Windows a lavoro (e di conseguenza anche PHP Designer) non aiuta.

Fortunatamente Sequel Pro è molto simile a HeidiSQL, Filezilla e Photoshop esistono anche in versione per Mac. Proprio quest’ultimo, gioiello e vanto di casa Adobe è stata la mia più piacevole sorpresa. Conoscendo le tempistiche di avvio su Windows (che lievitavano ogni qual volta venisse aggiunto un font) sono rimasto decisamente spiazzato quando ho scoperto che Photoshop aveva aperto un file di una trentina di MB in meno di quanto io ci mettessi a mandare l’SMS monosillabe (“OK”) che mi ha reso famoso in tutta la provincia.

Dopo qualche mese non ho resistito e da buon NERD quale sono, ho comprato un SSD da 128GB.
Inutile dire che i pochi secondi di Boot già dal primo avvio mi hanno stregato e hanno ulteriormente migliorato le tempistiche di un Notebook già velocissimo. Quella dannata clessidra di Windows finalmente è sparita dalla mia vista (anche se soltanto dalle 18.00 fino alle 8.00 del mattino seguente),

Certo è che se guidi per quindici anni una Fiat Ritmo con gli alzacristalli a manovella è chiaro che su una nuovissima Fiat Croma più di una volta ti ritroverai a cercare quella manovella per abbassare i finestrini. Ecco che la disposizione automatica delle finestre di Windows 7 mi mancava come l’aria ad un uomo condannato ad una domenica all’Ikea. Fortunatamente BetterTouchTools mi ha risparmiato la scomunica.

In seguito il mondo Apple mi ha fatto conoscere una parola che ad oggi è la mia fissa. Si chiama “Produttività” ed è diventata una continua ricerca. Impostare Hazel per catalogare in automatico i miei download o ripulire gli odiosi file .torrent dal cestino, TextExpander per autocompletare il codice che scrivo (o per postare la formazione del Fantacalcio su FB), Alfred per velocizzare azioni o trovare qualsiasi cosa. E dulcis in fundo c’è quell’applicazione nativa che non ha niente di speciale ma che messa a confronto ad Outlook è come mettere il Sacro Graal a fianco alla Mokona Bialetti: Mail.

Più recentemente ho miscelato le funzionalità native del Calendario (e le sue funzioni di schedule) e Automator per fare delle copie di alcune cartelle che venissero sincronizzate anche su Dropbox. Parlando di backup poi non possiamo non parlare di TimeMachine; collegato ad un NAS è praticamente come chiudere in cassaforte il Mac ogni notte.

Tirando le somme devo dire che mi sto trovando bene, in alcuni casi sono stato un pò spiazzato dall’estrema facilità di alcune azioni che su Windows erano “meno semplici” e viceversa sono ancora alla ricerca del mio Editor HTML/PHP dei sogni. Forse l’unico punto veramente a favore della Mela è che a distanza di un anno non ci sono stati rallentamenti, virus o programmi da rimuovere all’avvio che rendevano pesante l’S.O. Chiamatelo poco.