Personalmente lo capisco quando fisso il monitor senza il minimo sprazzo di attività cerebrale.
Me ne rendo conto perché le palpebre si trasformano in un Luca Toni fuori forma che tenta uno scatto, le dita fanno 5 battute all’ora sulla tastiera (e pure sbagliate) e la mia concentrazione viene costantemente interrotta da pensieri randomici tra cui spiagge deserte, bicchieri di Mojito o semplicemente un’amaca.

Sono quei periodi in cui il tuo status da “encefalogramma piatto” ti porta addirittura ad avere qualche buona idea, che però non hai la forza di realizzare (e quando l’avrai te ne sarai dimenticato), quando una condizione “IF” diventa un complicatissimo costrutto logico, da esaminare e debuggare assolutamente con l’aiuto di un collega (che fresco di ferie si interrogherà sulla tua presenza sul libro paga) o dulcis in fundo quando ti fai il caffè senza metterci sotto la tazzina. Insomma, non sfigureresti al posto di Jim Carrey in “Scemo e più scemo”.

Ecco, solo allora capisci che hai bisogno di una vacanza riposante.
Una di quelle vacanze dove ti concedi “al massimo” una ventina di chilometri al giorno, dove prendi due aerei, quattro treni e per non farti mancare nulla ti fai anche 240 chilometri in autostrada, dove vedi due città in quattro giorni e le visiti così velocemente che mostrando le foto ai parenti, dovrai inventarti delle balle perché tu stesso ti domanderai quando hai scattato quella foto.

Io voglio una vacanza così.
Sono proprio diventato vecchio.

Buone vacanze.